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Arrampicata in Sardegna

Arrampicata in Sardegna, l’intervista al pioniere Maurizio Oviglia

La bella favola della arrampicata in Sardegna, uno sport fino a qualche decennio fa sconosciuto che trova nell’isola il suo paradiso naturale. Grazie ai suoi pionieri ed a Maurizio Oviglia, protagonista indiscusso dell’evoluzione della arrampicata in Sardegna

Quando ho mosso i primi passi su una parete rocciosa mi trovavo in Piemonte per lavoro; è stato li che alcuni colleghi mi hanno insegnato i primi rudimenti dell’arrampicata, catapultandomi in una fase della vita dove immaginavo di salire a mani nude qualsiasi parete verticale, poco importava se fosse rocciosa o semplicemente la facciata di un palazzo!

La disciplina dell’arrampicata mi aveva letteralmente stregato! si, disciplina, perché di questo si tratta!

Uno scalatore si affaccia dall'alto di una montagna sul mare trasparente della sardegna
Il mare trasparente della Sardegna

La scoperta della arrampicata in Sardegna

Al tempo non avevo la minima idea che la Sardegna, proprio la mia terra, fosse uno dei posti più affascinanti nell’area mediterranea per la pratica dell’arrampicata finché un giorno, ironia della sorte, mi ritrovai a chiacchierare con Maurizio, piemontese di origine ma sardo d’adozione, che aveva appunto scelto la nostra meravigliosa isola per vivere il suo sogno: praticare l’arrampicata tutto l’anno in Sardegna!

Ciò che al tempo forse non sapevo bene é che Maurizio Oviglia non era un arrampicatore qualunque, ma un vero e proprio punto di riferimento della arrampicata in Sardegna, una delle più autorevoli personalità, tutt’oggi costantemente ed efficacemente impegnato nello sviluppo di questa disciplina nell’isola.

È sicuramente per me oggi un grande onore potergli porgere alcune domande.

Maurizio Oviglia scala a Villasimius una parete a strapiombo sl mare azzuro della Sardegna
Maurizio Oviglia su Get a Life, 7b a Villasimius

Maurizio Oviglia e la arrampicata in Sardegna

Ciao Maurizio, innanzitutto grazie per la disponibilità, passione ed impegno con cui valorizzi il nostro magnifico territorio! Come prima domanda siamo davvero curiosi di sapere come va il fisico dopo tanti anni da climber e chiodatore?

«Non benissimo, a dir la verità. In effetti sei la prima persona che me lo chiede, perché molti non sono abituati a considerare il fatto che una cosa è arrampicare, un’altra attrezzare e arrampicare! Se fai entrambe le cose… praticamente quando scali sei sempre stanco, non certo al top. E se poi a questo aggiungi anche l’età… beh, insomma, cerco di fare quello che posso, ah ah».

La nascita della arrampicata in Sardegna: il paradiso che non ti aspetti

In che periodo possiamo collocare la nascita dell’arrampicata sportiva in Sardegna?

«Dipende cosa intendiamo per arrampicata sportiva. I primi spit furono piantati intorno al 1981 ma credo che un vero e proprio inizio si possa collocare intorno al 1984. Solo allora sono nate le prime vie attrezzate con l’occhio alla difficoltà e non badando al fatto che magari si trattasse solo di 15 metri e non di un’intera parete».

Puoi raccontarci quali sono state le impressioni nel trovare una terra vergine e dal così alto potenziale verticale? Immagino sia stata un’esperienza bellissima e affascinante!

«La mia storia, per certi versi interessante e un po’ particolare, spesso si presta ad essere un po’ romanzata. In realtà io son stato mandato in Sardegna mio malgrado per compiere il servizio di leva e, almeno in un primo momento, volevo solo trascorrere le libere uscite facendo ciò che mi piaceva fare, cioè arrampicare. La percezione di trovarsi in un paradiso del free climbing, anche potendo proiettarci nel futuro, non era presente in nessuno tra gli arrampicatori sardi di allora. Nessuno veniva in Sardegna per arrampicare, le mete erano altre: la Provenza su tutte. Solo intorno al 1987, quando mi sono trasferito stabilmente sull’isola, ho cominciato ad attrezzare sistematicamente le falesie. Ma, pensando soprattutto a noi che vivevamo sull’isola, non certo a chi sarebbe potuto venire per turismo».

Masua in Sardegna con il suo famoso scoglio denominato pan di zucchero
Masua con il suo pan di zucchero, il sogno di ogni scalatore

L’evoluzione dell’arrampicata in Sardegna

Come è cambiata l’arrampicata dal primo giorno in cui hai messo piede e a che punto siamo arrivati?

«E’ cambiata moltissimo, come tutte le cose del resto. E’ scomparso quel sentimento romantico che c’era allora, oggi l’arrampicata è uno sport, vissuto dai più in modo prestazionale finalizzato al raggiungimento del grado e alla collezione del maggior numero di vie difficili. Ci sono siti adibiti a questo con tanto di classifica. Però qualcosa di quel sentimento romantico, contenuto nel DNA dell’arrampicata sportiva, figlia del free climbing, è rimasto. Si viaggia ancora, e quando si viaggia si sogna, si arrampica diversamente, è come se si ritornasse indietro negli anni. Non tutti, per carità, c’è anche chi viaggia cercando di ricrearsi le stesse situazioni che vive a casa, ma i più cercano invece di vivere esperienze totalizzanti nel cuore di una natura di cui non possono godere vicino a casa. Ecco, trovo che questa sia la vera anima dell’arrampicata, e spero sinceramente possa sopravvivere».

La Sardegna verticale tra sogno e realtà

Quali sono le tendenze attuali e cosa si dovrebbe fare per far crescere e far conoscere sempre di più la Sardegna verticale?

«In generale in Sardegna c’è poca percezione dell’importanza turistica dell’arrampicata, soprattutto per quanto riguarda la bassa stagione. Ci sono alcuni Comuni che arrivano a percepirlo, soprattutto sulla costa orientale, ma spesso non riescono ad investire a sufficienza. Non sto parlando di chiodare vie, come molti pensano, ma soprattutto a livello promozione siamo ancora molto indietro. Se pensiamo a quanto fanno regioni come il Trentino Alto Adige o la Valle d’Aosta in questo senso, è chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Io sono un onemanband, ma da solo non posso fare più di quello che attualmente faccio per promuovere quest’isola».

Puoi darci tre buoni motivi per venire ad arrampicare in Sardegna?

«La natura, la roccia e la cultura. Soprattutto la cultura, può essere l’arma vincente della Sardegna nei confronti di altre destinazioni molto in voga ma in un certo senso “asettiche”. Per questo sono convinto che l’arrampicata in Sardegna non debba seguire dei modelli predefiniti, come se dovessimo ispirarci alla Spagna o la Grecia. Ciò che si trova qui deve rimanere “tipico” e in un certo senso “unico”».

Maurizio Oviglia su "Arde il mare" uno dei nuovi monotiri in zona mare da lui stesso attrezzati a Pedra Longa, Baunei
Maurizio su “Arde il mare” uno dei suoi nuovi monotiri a Pedra Longa, Baunei

Quale stile di arrampicata si pratica in Sardegna?

«Direi tutti. Negli ultimi anni ho lavorato molto per diversificare l’offerta, proponendo anche diversi siti di trad climbing, che non fossero semplici vie alpinistiche ma vere falesie di clean climbing».

Esistono falesie per tutti i gradi di difficoltà e dove si trovano quelle con i gradi più facili?

«Beh un po’ ovunque. Ma direi che le più gettonate si trovano a Cala Gonone, Baunei e Masua. La presenza del mare è ancora un fattore molto importante, anche tra i climbers».

Le migliori stagioni per la arrampicata in Sardegna

Qual è secondo te la stagione migliore e di cosa è bene tenere conto per sfruttare al meglio le giornate?

«L’autunno e la primavera sono le stagioni migliori. Anche se negli ultimi anni la zona dei Tacchi di Ogliastra si è imposta come la destinazione più alla moda in estate, mentre quella di Baunei registra il pienone nei periodi invernali. Il fattore da prendere in considerazione non è, come altrove, il periodo o la “piovosità” mensile. Il tempo ormai è estremamente variabile, sicuramente meno che in passato legato alla stagionalità, e cambia a seconda dei venti. Molti mi chiedono “è possibile scalare in inverno?”… o al contrario “si scala in estate?”. Sono domande che hanno un senso in certi paesi, ma non in Sardegna. Qui si scala sempre, ma bisogna fare attenzione in primo luogo al vento, all’esposizione al sole e alla temperatura. Forse i giorni dell’anno in cui proprio è proibitivo scalare non superano i 10 su 365».

Maurizio Oviglia scala "Ogni inizio contiene una magia" 7c, una delle prime vie da lui aperte e liberate a Jerzu nel 1990
Maurizio su “Ogni inizio contiene una magia” 7c, una delle prime vie da lui aperte e liberate a Jerzu nel 1990

Esistono falesie dove poter scalare nonostante la pioggia?

«Si, ma non è comunque piacevole. Difficilmente piove tutto il giorno o per diversi giorni consecutivi. Può capitare, certamente, ma è un’eccezione. Con un’attenta programmazione, in base alle previsioni meteo, si può ottimizzare al meglio le proprie vacanze».

Puoi dare qualche consiglio a chi per la prima volta si reca nell’isola per arrampicare?

«Anche in questo caso è difficile dare una risposta. In Sardegna esistono quasi 5000 vie, più di 300 falesie, la scelta dipende da tantissime variabili. Se conosco una persona, i suoi gusti, dove è già stato e dove no, il suo livello etc… magari posso dare un consiglio. Ma se non la conosco, come faccio? È meglio, come si è sempre fatto, comprarsi la guida e fare un piano di viaggio in base alle proprie aspettative e alle proprie esigenze».

Esplorare ed arrampicare in Sardegna con il camper

Si sa che i climber in generale amano la vita all’aria aperta, pensi sia una buona idea visitare la Sardegna in camper per scalare le sue pareti?

«Beh, penso di si! Sto programmando un viaggio con la famiglia negli Stati Uniti e farò esattamente così! Affitterò un camper a San Francisco e via!»

Il connubio arrampicata e mare è sicuramente uno dei più ricercati in Sardegna, dove è possibile realizzarlo?

«Sulla costa orientale e occidentale è pieno di falesie. Basta scegliere. Generalmente la maggioranza dei climber si tiene tra Dorgali e Baunei. Ma anche la zona di Iglesias può essere una piacevole sorpresa».

Uno scalatore si riposa sul picco dello strapiombo di Cala Goloritzè e si gode il panorama
Vista privilegiata su Cala Goloritzè, foto Andrea Frau

Ci sono dei punti di ritrovo o delle comunità on line in cui posso trovare compagnia per andare a scalare?

«L’arrampicata è uno sport individuale, non è come la speleologia o altri in cui le associazioni hanno un ruolo determinante. Detto questo oggi ci sono le sale indoor che svolgono una forte azione aggregante a livello locale. Ma poi, se non conosci i climbers di persona o vivi qui, è difficile trovare compagnia. Meglio organizzare un viaggio almeno in due, a meno che non si conosca qualcuno tra i climbers isolani. Esistono siti o pagine facebook dove si può chiedere compagni, ma sinceramente non credo si possa programmare un viaggio da soli sperando di trovare un socio in questo modo».

Per finire vorremmo chiederti se c’è un posto in Sardegna al quale sei particolarmente affezionato?

«Tutti, ah ah. Scherzo, naturalmente. Nonostante abbia scalato e lavorato un po’ in tutta l’isola, anche io ho le mie preferenze. Ma queste dipendono da ciò che sto facendo in quel particolare momento della mia vita. Ultimamente viaggio avanti indietro da Cagliari verso l’Ogliastra, 7/800 km a settimana. Ma per decenni mi sono dedicato alla zona di Iglesias, mentre ora mi sento più attratto e motivato ad est. C’è sempre qualcosa da scoprire e, visto che a quanto pare rimarrò in Sardegna, è meglio che mi dia da fare a trovare qualche nuovo gioco»…

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